Vene varicose agli arti inferiori

 

Per insufficienza venosa cronica superficiale si intendono tutti quei quadri clinici caratterizzati da sintomi e segni dovuti all’aumento della pressione nel circolo venoso (ipertensione venosa) (CEAP C3-C4) che comporta una alterazione del fisiologico (normale) ritorno del sangue venoso al cuore.

I fattori di rischio principali sono:

  • Familiarità
  • Sesso femminile (rapporto maschi/femmine 1:2)
  • Età (maggiore dopo in 50-60 anni)
  • Peso corporeo (obesità)
  • Stazione eretta prolungata (parruchiere-infermiere-commesse)
  • Esposizioni a fonti di calore (tintoria-ferro da stiro-lavori con elevate fonti di calore)
  • Terapie ormonali (contraccezione)
  • Gravidanza (20-50% delle gravide hanno problemi flebologici)
  • Attività fisica scarsa o assente
  • Stipsi con dieta povera di fibre

I sintomi più frequenti sono:

  • Senso di peso – aumenta dopo stazione eretta prolungata
  • Dolore – dall’inguine si estende lungo la faccia mediale (interna) di coscia e gamba
  • Edema – gonfiore che aumenta con la stazione eretta (quindi maggiore la sera)
  • Prurito – spesso legato a complicanze dermatologiche come l’eczema
  • Parestesie – (rare) alterazione della sensibilità soprattutto a livello della cute pre-tibiale


La diagnosi è clinica
(osservazionale) con paziente in ortostasi (in piedi). DEVE assolutamente essere integrata da uno studio EcoColorDoppler accurato che permetta la valutazione morfologica degli assi safenici e delle dilatazioni varicose correlate, la pervietà delle vene interessate dalla patologia, l’estensione del tratto varicoso in cui le valvole non sono più efficienti ( continenti ) quindi la causa dell’ipertensione venosa.

Sono proprio le possibili complicanze (oltre al fattore estetico) che devono essere prese in considerazione in presenza di vene varicose degli arti inferiori.

Le 4 Complicanze più temute:

  • Flebiti superficiali o varicoflebiti – infiammazione della parete venosa della varice, con occlusione (trombosi) della stessa che si evidenzia con la comparsa, sul piano cutaneo, di un segmento venoso dolente, indurito e arrossato.
  • Ulcere trofiche cutanee che possono essere di varia profondità, possono estendersi fino ai tendini dell’arto coinvolto, nella maggior parte dei casi sono localizzate nella regione mediale (interna) del malleolo, sia sopra che sotto.
  • Tromboembolia – estensione del trombo presente nella vena del circolo superficiale, alle vene del circolo venoso profondo e possibile embolizzazione di una parte del trombo (embolo) al circolo polmonare (embolia polmonare acuta), evenienza rara in caso di varicoflebite ma possibile (con rischio di morte).
  • Sanguinamento interessa varici molto superficiali con cute sovrastante desquamante. Può presentarsi dopo un trauma anche di modesta entità o a seguito di semplice grattamento della cute sovrastante la varice. L’emorragia può essere importante e spaventa molto il paziente ed i familiari, che sono colti da panico. La soluzione, in questi casi è semplicissima: occorre sdraiare il paziente, far sollevare l’arto sanguinante e apporre una modica compressione della varice sanguinante con del cotone. Il sanguinamento si arresterà immediatamente (la pressione venosa è molto blanda), si provvederà, sempre tenendo la compressione con un dito sulla varice che ha sanguinato, alla pulizia del sangue fuoriuscito e si posizionerà un bendaggio compressivo sulla stessa. In assenza di garze basterà posizionare alcuni giri di nastro adesivo. Poi con calma contattare il proprio medico di famiglia o un medico specialista.

Complicanze di minore gravità:

  • Edemi (gonfiori)
  • Dermatiti da stasi (eczemi pruriginosi, con lesioni da grattamento)
  • Discromie cutanee, iperpigmentazioni (macchie marroni attorno alle caviglie)
  • Comparsa di vene reticolari (di colore tendente al verde)
  • Telangectasie (capillari)
  • Estensione e aumento di dimensioni dei gavoccioli varicosi


La terapia della malattia varicosa degli arti inferiori deve essere instaurata, non solo per un problema estetico, ma soprattutto per la prevenzione delle pericolose, dolorose e invalidanti complicanze.

Varie sono le possibilità terapeutiche in presenza di varici degli arti inferiori.
Deve inizialmente essere presa in considerazione una procedura di tipo conservativo con farmaci flebotonici e contenzione elastica.
Oppure, dopo accurato studio ECDoppler (qualora l’asse safenico risulti integro e continente) l’opzione della scleroterapia (classica o con mousse) deve essere presa in considerazione.
Qualora si osservi al ECDoppler la presenza di reflussi safenici importanti, l’opzione chirurgica è la migliore scelta.

Perché sottoporsi ad un trattamento chirurgico in presenza di vene varicose agli arti inferiori?

Qualora la terapia medica (farmaci flebotonici, elasto-compressione con calze, bendaggi elastici, massoterapia, calo ponderale, attività fisica) o la terapia sclerosante (quando eseguita con le corrette indicazioni) non sono state in grado di prevenire o limitare l’evoluzione della malattia varicosa e soprattutto delle sue complicanze (edemi-dermatiti da stasi-iperpigmentazioni-telangectasie-estensione dei gavoccioli varicosi-vene reticolari-varicoflebiti-trombosi venose profonde-ulcerazioni cutanee-sanguinamenti anche profusi) l’opzione chirurgica e’ assoluta.

L’opzione chirurgica ha l’obbiettivo di impedire il perdurare del reflusso venoso e la conseguente ipertensione venosa, che possono determinare le complicanze o aumentarne la gravità.

Le tecniche attuali sono molteplici e dipendono dal tipo di varici presenti, dalla loro estensione, dalle loro dimensioni, dalle condizioni cliniche del paziente (presenza di patologie concomitanti), dal suo stato clinico generale, ma soprattutto dall’expertise del chirurgo vascolare che deve saper utilizzare tecniche endovascolari oltre alle classiche invasive.

Le nuove tecniche chirurgiche non invasive, non richiedono anestesie generali ne loco-regionali (epidurale o spinale) ma semplici anestesie locali, alcune tecniche non richiedono alcun tipo di anestesia, altre richiedono una sedazione, tecnica utilizzata per l’esecuzione di esami diagnostici strumentali come la colonscopia.

La mini-invasività e la possibilità di usufruire  di tecniche anestesiologiche sempre meno aggressive, permettono di affrontare con sicurezza e ottima tollerabilità soggettiva l’intervento anche in pazienti in età avanzata.

Terapia conservativa

Con il termine di “terapia conservativa” vengono indicati i farmaci, le calze elastiche e la riabilitazione vascolare.

Terapia sclerosante

La terapia sclerosante è l’iniezione intravenosa di una piccola quantità di un farmaco che la occlude.

Tecniche invasive

L’operazione consiste nella rimozione (stripping) delle sole vene malate, cercando di risparmiare il più possibile le vene sane.

Tecniche non invasive

L’intervento non invasivo ha tre opzioni: con tecniche termiche, non termiche o ibride

Serve un consulto?

Ricevo a Bergamo, Brescia e Milano
Menu