Le vene varicose e la terapia chirurgica invasiva

Per decenni l’unica procedura chirurgica che poteva garantire il successo terapeutico della patologia varicosa degli arti inferiori e’ stato l’intervento  di SAFENECTOMIA INTERNA ( vena grande safena ) o ESTERNA ( vena piccola safena ) per mezzo dello STRIPPING ( ossia della rimozione meccanica delle vene stesse e dei loro collaterali dilatati, mediante l’utilizzo di una sonda introdotta attraverso una incisione all’inguine o al polpaccio ed alla caviglia, medesimo concetto dell’elettricista che fa passare un filo plastificato da una presa all’altra della casa, per poter posizionare ulteriori fili.

La safenectomia, purtroppo, rimane tutt’ora in Italia l’intervento più eseguito per la correzione delle varici degli arti inferiori.

Comporta un ricovero in DAY SURGERY,  accesso ad una sala operatoria, un’ anestesia “loco-regionale” ( anestesia spinale) o generale, un insulto chirurgico importante essendo un intervento demolitivo che asporta la vena patologica, un tempo di recupero di almeno due settimane, la necessita’ di incisioni chirurgiche e di punti di sutura cutanei.

Rimuovere una vena malata non comporta alcun problema all’arto del paziente in quanto il circolo venoso profondo ed in parte il circolo cutaneo gia’ sopperiscono alla mancata efficienza della vena da trattare e riescono a drenare efficacemente il sangue che normalmente sarebbe stato veicolato dalla vena safena malata.

La possibilità di utilizzare la vena safena rimossa come innesto in possibili By-Pass coronarici o in By-pass agli arti inferiori per patologie arteriose ostruttive cardiache o agli arti inferiori e’ un falso problema poiché, essendo già malate e dilatate, non sono utilizzabili per questi scopi.

Altra possibilità chirurgica mini-invasiva sono le flebectomie secondo Muller, metodica ambulatoriale.

Si esegue in anestesia locale praticando mini-incisioni (a volte e’ sufficiente il buco che si pratica con un ago da iniezione intramuscolo) attraverso le quali si riesce ad ancorare all’uncino di Muller (una specie di cavaturacciolo) la vena da estroflettere e legare. Le micro-incisioni sono talmente piccole che non necessitano di punti di sutura e pertanto non lasciano cicatrici.

Questa metodica garantisce una ottima performance estetica e funzionale, qualora l’indicazione sia corretta, ovvero che le varici trattate con l’uncino di Muller siano dilatazioni venose limitate alla patologia della parete delle vene  trattate (indicazione con ECDoppler) e non conseguenza di patologia della vena safena.

Menu